Il 1800 segna la musica e i balli alla conquista di nuovi settori e spazi
Il diciannovesimo secolo risulta un lasso di tempo davvero importante per quanto riguarda l’espansione teorica e di prassi nella danza da palcoscenico.
Il balletto viene da ora concepito, contrariamente ai secoli precedenti, come forma di narrazione e drammaturgica nel quale, senza l’utilizzo di un linguaggio fonetico, rimane esclusivamente il comparto musicale a sviluppare e sostenere appieno lo spettacolo di danza.
E’ il secolo che vede protagonisti i più grandi compositori della storia, Beethoven tra i primi che con le sue musiche composte appositamente per opere come “Le creature di Prometeo”, da prova al pubblico della sua grande originale e minuziosa attenzione basata su temperamento ed originalità nel rappresentare la scena musicale attraverso la mimica ed i movimenti dei personaggi.
E’ un palese esempio alquanto interessante di come la scrittura dell’orchestra appare in simbiosi alle variazioni coreutiche dei danzatori/personaggi con l’utilizzo di nuovi e inusuali strumenti musicali (come il corno inglese o la tanto apprezzata arpa).
Tutto l’Ottocento rappresenta inoltre un periodo in cui iniziano per novità a diffondersi in maniera totale nel substrato sociale, partendo ovviamente dalle classi imperiali, i balli di società (e di coppia), come grandi sistemi di incontro nella classe Borghese tra i nobili di sesso opposto; un metodo per unire gente proveniente da condizioni nobiliari differenti e offrire così maggiore autorità e prestigio alle famiglie più potenti.
Bisogna sicuramente menzionare balli come il Valzer Viennese, il quale oltre a stabilire un certo tipo di fortuna per la dinastia dei famosi musicisti a Corte austro ungarica della famiglia Strauss, riesce poi ad ispirare una innumerevole quantità di altre composizioni.
Possiamo ritrovare lo stile anche nelle composizioni classiche e puramente strumentali di Chopin, oppure nei vari momenti lirici e teatrali della “Traviata” di Verdi.
A questo punto storico molto importante per la nuova indipendenza artistica di tutti i più noti artisti compositori, si intuisce facilmente come i musicisti si svincolano dai contratti e dalle committenze ad personam delle Corti Reali o degli ambienti Aristocratici, attingendo finalmente dalla scena coreografica per interpretazione ed inspirazione totalmente personale o solo quando il caso lo richiede, per esigenze drammaturgiche.
E’ una nuova era nella quale il musicista o il compositore è libero di subordinarsi a chi meglio gli aggrada, a sua libera e vantaggiosa scelta tra proposte commerciali di impresari dello spettacolo, oppure costruendo indipendentemente una propria rete di lezioni private come maestri di musica, piuttosto che restare a vita relegati nel limbo di poca ispirazione artistica e totale dipendenza di compositore cortigiano.
Tutto ciò fa sì che danza e musica fuoriescono prepotentemente dalle Corti per spingersi su nuove fette di mercato e di pubblico, ed è qui che il 1800 segna la musica e i balli alla conquista di nuovi settori e spazi.
Verso fine secolo al colore romantico degli aspetti orchestrali viene da ora inoltre affiancato gli aspetti del folklore del ballo, la loro presenza è giustificata dalla presenza dei contenuti fiabeschi in sincronia con tutto il lavoro svolto dalle “scuole nazionali”dei vari musicisti che puntano al ritorno verso le caratteristiche peculiari delle tradizioni popolari delle loro Terre d’origine.
Ciajkovskij ne è una colonna portante di questo ritorno alle proprie radici folkloriche, il quale compone per un tipo di musica volta a potenziare le capacità drammatiche della narrazione.